
L’annata 2020 a Trinoro
Esco nel caldo della mattina presto. Sotto le poche stelle estinte, una brezza africana si sta lanciando sulla valle e estende ancora il clima estivo. Vado nel più vicino vigneto di Merlot e lo scirocco arriva forte e spazza i grappoli, questi del Merlot sono snudati perché avevamo cominciato a strappare le foglie che coprono l’uva pensando che questo settembre fosse abbastanza avanti. Siamo lontani dai giorni eccitanti delle maturazioni, ma comunque assaggio qualche chicco e il sapore è piatto, dolcigno. Il vento cresce costantemente nei giorni successivi finché devo richiamare la squadra che sfoglia le vigne, perché in collina qualche tratto più al vento è quasi prosciugato. Combiniamo una prima raccolta di pulizia sforbiciando tutto ciò che somiglia all’ avvizzimento dai grappoli. Gli operai si ritirano la sera e il 26 settembre il vento fa uno scoppio e cade la pioggia bianca finche’ suona un gran fruscio su tutta la distesa verde dei vitigni.

E’ questa finalmente la rottura di stagione e viene il freddo, i colori più profondi dell’autunno si accendono tutto intorno e il cielo illimpidisce a un tratto. Il 30 settembre le vigne si sono asciugate e comincia la vendemmia; i raccoglitori lavorano tutto il giorno; il Merlot che entra in cantina viene dal primo momento siccitoso, poi combinato col raffreddamento subitaneo dell’aria e da un numero di giorni con il soccorso della pioggia; il chicco si manifesta all’arrivo in cantina duro di polpa, morbido di buccia e gonfio, dovizioso negli aromi. La raccolta continua e si estende fino ai vigneti di Merlot più tardivi quando passiamo alle vigne della pianura il 2 Ottobre. Continuiamo a raccogliere e il tempo è mobilissimo; sotto la corsa del cielo entriamo anche negli appezzamenti importanti; qui si fa un abbondante raccolta di deliziose uve mature. Intanto la cantina si è messa in moto e ha preso destrezza, trasforma, agilmente tutta la raccolta di lunghe giornate finché il Merlot è terminato; il tre di Ottobre ricomincia a piovere leggermente. L’otto, il nove ed il dieci sono i giorni in cui matura il Cabernet Franc. Le raccolte durano ormai tutto il giorno fino al buio e la cantina incamera un muro di uva distinguendola in partite gourmet e separando la frutta nella fila di vasche e nelle pagine del diario di vendemmia. Questo muro d’uva nera continua ad arrivare per 14 ore al giorno: l’otto raccogliamo il Cabernet Franc nei grandi vigneti della pianura; il 9 vendemmiamo assieme al Cabernet Franc anche grosse zone di Cabernet Sauvignon benché questo sia ancora aspro e fresco perché penso che darà una spina dorsale alla leggera diluizione che viene da queste piogge e comunque mi piace fermentare in vasca diverse specie di uva assieme; il dieci riusciamo a raccogliere nei vigneti preziosi di Cabernet Franc che stanno alti in collina che sono quelli che da soli determinano ogni anno la riuscita vera e propria della vendemmia dell’annata: Camagi, Costa, Cocceto etc. Giù in cantina ci accorgiamo che ciascuno di questi appezzamenti va prestando dell’ uva molto speciale perché ha raggiunto una sorta di intrepida maturità dopo questa stagione di sprazzi di acqua e di sprazzi di luce.
Mentre lavoriamo sul vino del 2019 pensiamo al prossimo Febbraio eccitati all’idea che allora guarderemo nelle botti e vedremo, con la luna crescente, come sarà questo vino del 2020.

19 Febbraio 2021
Il modo brillante che ha cabernet franc di uscire da una vendemmia piovosa si vede bene in questi giorni primaverili di fine febbraio, quando proviamo la ventina di vasche di quell’uva raccolte l’anno scorso. La luna quasi piena ha promosso pienezza nei vini e quando li assaggiamo sono vibranti e concentrati; le bottiglie delle 3 migliori le raduniamo sul tavolo e il giorno dopo le mescoliamo in un vino scuro, compatto e salino e sembra che stia raccolto in un modo un po’ inquietante, come un corpo prima di fare un balzo . A questo vino aggiungiamo poi un merlot che avevamo mescolato con il vino di due vasche, le migliori senz’altro fra le circa trenta della raccolta di ottobre. Il vino prende un aroma birichino, felice ma si diluisce e perde la misteriosa compattezza che aveva prima. Diminuisco progressivamente la percentuale di quel merlot finche’ e’ meno del 10% e il vino questa volta si allunga, come se alla potenza si fosse aggiunta una coda che strascica in bocca con una serie di ripartenze che ci lasciano entusiasti. E’ pomeriggio, contiamo la quantita’ di questo Tenuta di Trinoro 2020 , che sara’ poca, meta’ degli anni normali; guardiamo per un po’ la neve che si sta squagliando fuori della cantina, e siamo un po’ brilli.